eCommerce in Italia nel 2019: la sintesi del rapporto annuale

Come ogni anno il mondo dell'ecommerce in Italia e nel mondo viene analizzato dalla Casaleggio & Associati che propone una sintesi dei fatti salienti dell'anno precedente e dei trend per l'anno per il quale viene strutturata l'analisi.
Noi proponiamo la nostra interpretazione sul mondo ecommerce in Italia e non e più in generale sul retail che, quest'anno, è proprio a ridosso dell'aggiornamento annuale di maggio.

Tabella dei Contenuti

L’eCommerce che grazie al suo ecosistema di funzioni di fidelizzazione del cliente ti consentirà di fatturare da subito il 30% in più senza spendere 1 solo euro in pubblicità

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Lo sappiamo ormai da tempo: l’eCommerce in Italia come nel mondo rappresenta la grande sfida dei prossimi anni; tutte le grandi e medie aziende cercheranno un posto sul web che, volenti o nolenti, dovranno avere.

Certo è che l’eCommerce è destinato sempre di più a soppiantare il commercio tradizionale quantomeno nelle operazioni più basilari.

Nessuno ci toglierà mai il piacere di fare la spesa, di farci un regalo, di andare a curiosare tra gli scaffali di uno store oppure di visitare a caso dei negozi alla ricerca d’ispirazione però, nei consumi ripetitivi e nelle attività di facile sostituzione, l’eCommerce, sarà certamente l’attore principale.

Facciamo degli esempi per meglio chiarire il nostro intendere.

Se dovessimo acquistare delle luci solari per il nostro giardino al giorno di oggi saremmo certamente portati ad andare a curiosare sui principali marketplace (Amazon ed Aliexpress tra tutti ma poi anche su Wish, Joom ecc) e sicuramente troveremmo maggiore soddisfazione per dovizia di particolari, immagini parlanti e recensioni dei clienti.

Altrettanto faremmo per acquisti di bricolage, di giardinaggio, per la scuola, libri, elettronica, attrezzature e potremmo andare avanti molto a lungo.

Anche per quanto riguarda l’abbigliamento ormai le porte sono state aperte; Zalando in primis e Yoox poi hanno consolidato le loro posizioni ed abituato le persone a non diffidare. Ci sono poi canali alternativi come i circuiti vari di coupon e sconti vari che, a loro volta, hanno contribuito a diffondere le abitudini di acquistare vestiario on line.

Abbiamo poi i ecommerce orientali che, peraltro a prezzi iper concorrenziali, fanno si che la diffidenza si abbatta definitivamente.

Certo è che se voglio acquistare un capo di abbigliamento di marca e non ho dubbi sulle misure posso tranquillamente acquistare on line; se non fosse marca ma il prezzo mi alletta particolarmente, anche i prodotti provenienti da oriente sono ormai “di casa” abituati come siamo a vedere che già dalle migliori firme, tutto proviene sempre dalle solite latitudini.

Se poi aggiungiamo che non ci sono problemi di reso in caso di problemi su taglie, tagli e vestibilità in generale… il gioco è fatto.

Consideriamo anche che l’eCommerce in Italia e non consente tali e tanti di quei pensamenti e ri-pensamenti, approfondimenti ecc che nel caso del negozio non ci sarebbero possibili; aggiungiamo poi che tramite eCommerce possiamo avere a disposizione la più ampia scelta che nel negozio fisico non potremmo quasi mai avere.

Abbiamo parlato finora di tutti grandi marketplace che hanno alle spalle enormi risorse economiche ma non dobbiamo trascurare che l’enorme contenitore del commercio tradizionale, non potrebbe essere travasato d’incanto interamente nei marketplace, anche perché questi ultimi tendono sempre a sostituirsi a loro.

Nella generalità dei casi i grandi portali ecommerce mettono in difficoltà le aziende che non si sono evolute e che non hanno implementato strategie digitali al loro interno per affiancare ed integrare il tradizionale.

Ci sono poi due settori che fanno gola ai grandi nomi dell’ecommerce in Italia sopratutto per frequenze di acquisto e giro di affari costante e continuativo: food e farmaceutico; entrambi caratterizzati da enormi barriere d’ingresso che, fino ad ora, hanno reso difficoltoso entrare e proliferare in settori che sono estremamente poco avvezzi alle tecnologie spinte e che, se non corrono ai ripari, potrebbero rischiare di veder erosa la loro quota.

Vediamo ora più in dettaglio le evidenze storiche del mondo eCommerce in Italia e nel mondo con la ferma intenzione di interpretare i segnali per il futuro più che leggere quanto consolidato nel recente passato.

I SETTORI DELLA RICERCA

Per prima cosa continua incessantemente l’aumento degli utenti di internet che, nel 2019, raggiungono i 4,3 miliardi ossia un 6% in più rispetto all’anno precedente e, considerando che la popolazione mondiale ammonta a 7,4 miliardi quindi abbiamo una copertura stimata del 58,11% del totale e considerando il numero di anziani e bambini considerabili come fasce di non utilizzatori, manca poco a completare una copertura della ponderata degli utenti attivi possibili.

Quanto questo “poco” sia diluito nel tempo non è prevedibile, in ogni caso, ai ritmi del 6% annuo ne abbiamo per pochi anni.

Differente è la considerazione tra utenti internet ed utilizzatori di eCommerce in Italia e nel mondo ma lo vediamo subito…

Sappiamo tramite Statista e nel particolare del documento Global digital population as of January 2019 che sono 3,9 miliardi coloro che accedono alla rete internet tramite dispositivi mobile.

Di questi 3,9 miliardi di utenti il 59% effettua acquisti on line tramite il proprio smartphone/tablet (Worldpay 2019).

Sempre da fonte Statista, nel 2019, sono state 2,81 miliardi le persone che hanno effettuato un acquisto on line ma nel 2022 si stima diventino 3,2 miliardi.

eCommerce in Italia e nel Mondo

Le prime considerazioni dopo questa carrellata di numeri sono:

  1. Aumenta costantemente il numero di utenti “attivi” nel mondo internet e questa tendenza non si spegnerà per anni, anzi, continuerà in crescita costante
  2. Gli utenti di siti di eCommerce in Italia e nel mondo aumentano in modo ancora più marcato quindi diventa indispensabile avere a disposizione strumenti digitali avanzati per cogliere le opportunità
  3. Anche lato SEO diventa fondamentale riorganizzare la propria strategia integrando l’ottimizzazione verso il voice search che diventerà sempre più importante.

eCommerce in Italia nel 2019: il valore dell'eCommerce

L’eCommerce in Italia e nel mondo rappresenta il piatto forte del monte delle transazioni on line ed è la parte che maggiormente può crescere; ci spieghiamo meglio.

Per quanto possano crescere gli utenti totali della rete internet, la parte interessante, è rappresentata da coloro che poi fanno acquisti, quindi, transazioni.

Importante la proiezione degli acquisti nel mondo del retail da parte dell’eCommerce come possiamo vedere nella tavola sotto esposta:

VALORE DELL'ECOMMERCE NEL MONDO

I numeri parlano da soli anche se parliamo di previsioni: per l’eCommerce in Italia e nel mondo passare da 2,875 miliardi di dollari a 4,045 in soli 4 anni significherebbe fare un balzo lineare di altre il 40%.

Anche questo è un fattore previsionale che deve lasciar pensare alla moltitudine di imprese che, in Italia più di altri paesi, sono ancora arretrate rispetto a quanto la tecnologia mette loro a disposizione oggi ma anche per un altro fattore; sempre più la popolazione di “clienti” cresce nelle fasce più basse di età e quindi con dimestichezza e volontà conclamata nell’uso degli strumenti on line, mobile prima di tutti.

Ancora due dati dovranno farci pensare in modo approfondito…

Crescita e Valore del mercato Retail

Il mercato per l’eCommerce in Italia e nel mondo è particolarmente fiorente dall’alto del suo +12% sull’anno precedente, considerando anche che la crescita è pressoché costante; per altro la quota che ovviamente si va ad incrementare fino all’11% ci dimostra come la sfida da cogliere è decisamente importante visto il potenziale inespresso rappresentato dal resto della torta, fermo restando che in molti casi, l’eCommerce contribuisce ad accrescere il mercato e non solo a distoglierne la quota parte travasandola dal settore tradizionale.

Significativa la quota parte rappresentata dai paesi Asiatici che, con un valore prodotto pari a 1,892 miliardi sul totale, oltre a crescere del 27%, traina lo sviluppo totale.

All’interno dell’area Asiatica, la Cina da sola, ha rappresentato nel 2018 un valore pari a 855 miliardi di dollari, è cresciuta del 19% rispetto all’anno precedente ed ha una dote consolidata del 45% ed oltre sul totale.

eCommerce in Italia nel 2019: il primo nostro commento ai dati

Scendere troppo nei dettagli non è sempre un grande servizio in quanto si rischia di perdere tempi enormi per analizzare dati che non ci serviranno mai se non come contributo alla cultura generale; differente se dobbiamo approfondire particolari tematiche, in tal caso, ricorrere a numeri che scendono fino ai dettagli diventa una cosa da fare e non più un opzione.

Ma cosa significa quando affermiamo che in Italia siamo in arretrato rispetto ad altri paesi?

Bene, fermo restando che vedremo successivamente delle statistiche relative al mondo eCommerce che vanno a testimoniare quanto affermato, oggi un imprenditore, non dovrebbe assolutamente porsi la domanda sull’avere o no un proprio sito di eCommerce in Italia o nel mondo.

La risposta è in ogni caso si ed i motivi sono molteplici:

i grandi marketplace come Amazon o Aliexpress (senza trascurare i tanti altri) sono degli eCommerce per conto terzi; consentendo a tutti di avere una vetrina on line di grande spessore sicuramente, inducono i commerciano (anche se indirettamente) ad una guerra sui prezzi per essere colui che viene preferito dal consumatore e, questa pratica, porta alla riduzione progressiva dei margini fino a scomparire.

Facciamo degli esempi:

Ho cercato su Amazon “hard disk esterno”, mi si propone una pagina con vari risultati e sono andato a prendere come esempio il Toshiba da € 45,87; segnalo come, per lo stesso articolo, sono ben 91 i negozi che lo vendono anche se tra nuovi ed usati ed a questo punto andiamo ad approfondire chi sono questi 91 negozi e come offrono il prodotto (tenendo ben presente che questa operazione non la fa praticamente mai nessuno in quanto viene comunque proposto il miglior prezzo sempre).

amazon01

Cliccando sull’articolo entriamo all’interno della sua scheda tecnica e vediamo come ri-troviamo il link che ci mostra come siano 91 i negozi che lo vendono e che l’usato parte da 32 € oltre alle spese di spedizione.

Andiamo però a seguirne il link…

amazon02

Seguendo il link questo è quello che appare:

amazon03

Tralasciando i primi due risultati in quanto si tratta di prodotto usato (mi dite voi chi comprerebbe un usato a 44,19 contro i 45,87 del nuovo???) vediamo che, in ordine decrescente per prezzo, troviamo tutti gli altri che sono pressoché allineati ma le pagine sono ben 10 ed arriviamo fino all’ultima dove il prezzo eccolo qui:

amazon04

Siamo partiti da 45,87 e siamo arrivati a 71,00 €.

Premettendo che, come vale per i motori di ricerca lo stesso effetto c’è per i motori di eCommerce come Amazon, a parità di classificazione di recensioni e giudizi sullo store viene preso in considerazione il miglior prezzo, chi andrebbe a sfogliare delle pagine per andare ad acquistare ad un prezzo più alto?

Generalmente nessuno.

Tolti i primi 5 risultati che sono allineati se andiamo a scorrere le pagine troviamo ovviamente prezzi crescenti fino ad arrivare al peggior prezzo (lato consumatore).

Amazon ci da sicuramente visibilità come negozio ma ce la dobbiamo assicurare con il prezzo più conveniente e con il miglior servizio; questo non si sposa con la marginalità che ci garantisce la sopravvivenza, ed è per questo che, ogni imprenditore che ne abbia la forza, dovrebbe investire sul proprio store e non su quello altrui.

eCommerce in Italia nel 2019: un esempio di marginalità

Leggi la mia esperienza di un acquisto su eCommerce in Italia ed in particolare su Amazon.

Tempo fa decisi di acquistare (e lo feci su Amazon) un supporto della Wacom per prendere appunti ed ottenerne la copia in pdf piuttosto che in png direttamente sul pc/tablet quindi, come prima indicato, scelsi il miglior prezzo che mi veniva proposto ed acquistai.

A distanza di pochi giorni ecco il mio strumento consegnato a casa ma, con il mio stupore, la confezione era evidentemente aperta e manomessa, anche se tutto al suo interno era intatto.

Appariva evidente come l’oggetto fosse probabilmente stato aperto per verifiche oppure utilizzato da qualcun altro e poi riposto nella confezione. Contatto il venditore per spiegare l’accaduto senza fare il reso e subito mi arriva una telefonata da parte sua.

Una telefonata che mi ha aperto gli occhi e che mi ha confermato tutte le cose che sapevo e immaginavo per esperienze altrui e per ovvie conoscenze professionali.

Mi ha spiegato come loro, una catena di 3 negozi di informatica, per “tenere botta” rispetto al mercato che andava sempre più sull’online, si erano affidati ad Amazon per le loro vetrine virtuali e, mi ha spiegato anche come fosse difficoltoso vendere su di un ecommerce che ti permette di essere visibile in funzione del solo prezzo e che mantenere tranquilli i clienti fosse altrettanto oneroso.

Nel mio caso il supporto che mi era arrivato era l’ultimo pezzo che avevano esposto in vetrina e che quindi hanno subito riconfezionato per l’ordine; in finale, mi ha detto, noi andiamo praticamente pari con le vendite on line e marginiamo solo sulle vendite che facciamo a negozio ma questo meccanismo ci consente di essere visti, riconosciuti e ci permette di acquistare qualche pezzo in più di ogni prodotto per andare avanti.

Il venditore, senza che io chiedessi nulla, mi ha proposto di provare il prodotto per un mese e poi di comunicargli come fosse andata per farmi sentire tranquillo; nel caso positivo mi avrebbero fatto uno sconto del 20% sul prezzo pagato che mi avrebbero accreditato sulla carta mentre se avessi riscontrato problemi avrebbero immediatamente accreditato l’intero importo ed avrei potuto tenere l’oggetto.

Ho ringraziato ed accettato con onestà la loro proposta e, passato il periodo di prova, ho loro comunicato che tutto era ok vedendomi accreditati i denari promessi.

Tutto pur di non avere una recensione negativa, ma la domanda che sorge spontanea è: quanti negozi possono sostenere questo tipo di costo, per quanto e per chi?

A mio e nostro avviso ogni imprenditore deve poter sostenere degli sforzi economici solo se sono volti all’accrescimento del proprio valore e non quello altrui; questo significa che gli investimenti in digitalizzazione ed integrazione digitale (l’eCommerce è tra questi) devono essere sostenuti per il proprio portale e nome.

eCommerce in Italia nel 2019: la situazione in Italia ed in Europa

Venendo ai fatti più vicini a casa nostra, la popolazione utilizzatrice del mondo internet, è pari al 79,6% e di questi, il 69% ha utilizzato un eCommerce in Italia per acquistare nel 2018.

Se pur l’incremento è stato basso, solo l’1% in più dell’anno precedente, 6 utenti su 10 hanno utilizzato lo strumento mobile per poter acquistare on line; le vendite anno totalizzato 313 miliardi di euro registrando un 9% in più rispetto al periodo precedente pari a 285.

La previsione per il 2019 era pari a 342 miliardi, dato che ci fa pensare a quanta strada ancora c’è da percorrere è che il solo 18% delle imprese ha venduto on line e parliamo di Europa, dove l’Italia non rappresenta il vertice, a significare che da noi c’è ancora più ampio margine di crescita.

Al prossimo aggiornamento della situazione dell’eCommerce in Italia e nel mondo.

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